Napoli ha un posto speciale nel mio cuore. E’ la città in cui ho vissuto gli anni più belli e spensierati dell’infanzia e torno sempre molto volentieri per scoprire angoli nuovi e rivedere i miei amici più cari.
Con il pretesto di un compleanno da celebrare in famiglia, ci regaleremo un pranzo con vista sul Vesuvio.
Questa volta decidiamo di andare in macchina. Dopo aver lasciato l’auto in un garage vicino al B&B, nella centralissima via Toledo, andiamo a prendere qualcosa da mangiare da Tutino. La loro pizza fritta, grande e soffice è una vera delizia.
Nonostante le restrizioni anticovid siano ancora in vigore, le vie del centro sono affollatissime. Sotto al Teatro San Carlo, c’è un gruppetto di persone in attesa di entrare per una visita guidata. Prendiamo al volo i biglietti e ci uniamo al gruppo.
Il Teatro San Carlo è un vero gioiello. Fondato nel 1737 per volontà di Carlo III di Borbone, e realizzato in soli 8 mesi, è il più antico teatro d’opera d’Europa e del mondo ad essere tuttora attivo, primo teatro italiano ad istituire una scuola per la danza. Date le sue dimensioni, struttura e antichità è stato un modello per i successivi teatri d’Europa.
Terminata la visita, percorriamo via Chiaia, una delle più note vie dello shopping, attraversiamo Piazza dei Martiri e via Calabritto. Siamo diretti allo storico Acquario. Non sono più tornata da quando ero bambina, è stato completamente ristrutturato ed oggi è un’importante centro di ricerca.
L’ Acquario di Napoli, oggi Stazione zoologica Anton Dohrn è il primo acquario pubblico aperto in Italia ed uno tra i più antichi al mondo. Fu inaugurato nel gennaio del 1874 e, ad oggi, è l’unico esempio di acquario ottocentesco che conserva ancora le vasche originali. Accoglie una particolarissima esposizione della flora e della fauna del Mediterraneo, ed in particolare degli ecosistemi e la biodiversità del Golfo di Napoli.
Torniamo indietro percorrendo i luoghi della mia infanzia, il quartiere di S. Pasquale, lo storico Liceo Umberto dove studiò mio nonno, via dei Mille, via Filangieri con le sue elegantissime boutique.
Il B&B Maison Toledo 210 è davvero particolare, si trova in un appartamento situato in un palazzo le cui finestre affacciano sulla parte interna della storica Galleria Umberto I costruita a fine ‘800 e dedicata a Umberto I d’Italia, come omaggio per la sua generosa presenza durante l’epidemia di colera del 1884.
Questa ha ospitato per oltre 50 anni gli sciuscià. Farsi lustrare le scarpe all’interno della galleria, era un’usanza consentita ai napoletani chic. Oggi questo servizio è scomparso, l’ultimo sciuscià, Antonio Vespa, detto Zì Tonino, è morto nel 2018.
La mattina successiva, dopo colazione percorriamo Lungomare Caracciolo. Il tempo è meraviglioso. Arriviamo al Borgo Marinaro e al Castel dell’Ovo. Di ritorno ci fermiamo per un caffè allo storico Caffè Gambrinus. Il Gran Caffè Gambrinus rientra fra i primi dieci Caffè d’Italia e fa parte dell’Associazione Locali storici d’Italia.
Frequentato da personaggi storici come Gabriele D’Annunzio Benedetto Croce, Matilde Serao, Eduardo Scarpetta, Totò e i De Filippo, Ernest Hemingway, Oscar Wilde, Jean Paul Sartre, il locale è arredato in stile beaux-arts e conserva al suo interno stucchi, statue e quadri della fine dell’Ottocento realizzate da artisti napoletani.
In questo luogo nacque, tra l’altro, la pratica del caffè sospeso che consiste nel lasciare un caffè pagato per le persone povere che non possono acquistarlo. All’ingresso del locale ancor’oggi è posizionata una caffettiera gigante in cui si possono lasciare gli scontrini “sospesi” in favore di chiunque ne abbia bisogno.
Raggiungiamo quindi l’ingresso per la visita a Napoli Sotterranea.
Di Napoli a tutti sono note le eccezionali bellezze, la cultura e l’arte, ma pochi conoscono la storia del sottosuolo. A quaranta metri di profondità sotto le vocianti e caratteristiche vie del centro storico di Napoli, si trova un mondo a parte.
Gli antichi Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi della loro Neapolis. In epoca romana il reticolo dei sotterranei ebbe uno sviluppo imponente: i romani dotarono la città di di una rete di acquedotti complessa, alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza dal centro di Napoli. Agli inizi del XVI secolo il vecchio acquedotto e le moltissime cisterne pluviali non riuscivano più a soddisfare il bisogno d’acqua della città che si era estesa a macchia d’olio e fu così che fu costruito un nuovo acquedotto.
La primissima mappatura del sottosuolo fu resa possibile grazie al mio bisnonno, l’Ingegner Guglielmo Melisurgo il quale, nel 1889 prese “un bel maglione di lana, una mutanda a calzoncino, una candela e un bastone” e, accompagnato da un pozzaro, iniziò l’esplorazione delle cavità e dei cunicoli.
Il suo studio fu fondamentale per organizzare i piani di evacuazione degli edifici durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. I sotterranei furono infatti utilizzati come rifugi antiaerei, le cavità furono illuminate e sistemate per accogliere decine e decine di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere per le scale che scendevano in profondità. Resti di arredi, graffiti e vari oggetti in ottimo stato di conservazione testimoniano ancora oggi i periodi vissuti nei rifugi.
La nostra gita napoletana si conclude a Posillipo, al ristorante Reginella, con un bel piatto di spaghetti ai frutti di mare ed una meravigliosa vista sul Golfo e sul Vesuvio, soddisfacendo appieno il desiderio che ha fatto da propulsore alla nostra gita.
“Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.” Stendhal Roma, Napoli e Firenze 1817
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